A distanza di mesi dal lockdown, scopriamo come le startup italiane hanno risposto alla crisi economica generata dal Covid19. La loro resilienza e innovatività sono state sicuramente premiate
Mai come in questi ultimi mesi, le aziende italiane hanno mostrato spirito di adattamento, indirizzandosi verso la digitalizzazione e/o reinventando il loro business (laddove necessario), in risposta alla crisi economica e sociale legata all’emergenza Covid-19. È ormai cosa nota come l’innovazione digitale abbia dato un contributo importantissimo alla crescita economica del nostro Paese e abbia fatto finalmente interrogare, tanto le istituzioni quanto le aziende, su come declinare il nuovo concetto di “New Normal” all’interno del nostro ecosistema. La tecnologia può realmente fare la differenza ed offrire nuove opportunità di business, sempre più all’avanguardia, in un’economia che dovrà fare dell’innovazione un suo caposaldo. In questa prospettiva, le startup ricoprono un ruolo sempre più strategico: fare startup infatti è un modo tutto nuovo di fare impresa, di interpretare le molteplici possibilità di crescita ed investimento, che lo scenario economico può offrirci.
Essere visionari e versatili, questi sono sicuramente gli aggettivi che meglio rappresentano l’essenza di una startup e del suo progetto e che gli consentono di posizionare al meglio il proprio business. Stando ai dati di Invitalia, sono ben 11.200 le startup innovative attive nel 2020 in Italia, un numero importante che ci fa comprendere quanta sia la voglia di creare innovazione, soprattutto tra i giovani.
Sebbene l’emergenza sanitaria abbia determinato la chiusura di alcune aziende, per altre realtà si è assistito invece ad una crescita. Le stesse startup rientrano tra quest’ultime: alcune infatti (ben il 58%) ha assunto nuovi dipendenti, il 32% ha registrato un aumento della domanda e il 27% una crescita dei ricavi (fonte “L’impatto dell’emergenza Covid-19 sulle startup”). Questi dati sono significativi in quanto testimonianza chiara di come l’inclinazione all’innovazione abbia influito positivamente sulle startup, a differenza di quanto invece è avvenuto per altre imprese più “tradizionali”. Stando infatti all’indagine condotta dall’Istat, tra marzo e aprile del 2020, per quattro imprese su dieci il calo del fatturato è stato superiore al 50%.
Questi pochi e semplici dati ci fanno chiaramente comprendere quanto siano importanti le startup nel nostro tessuto economico nazionale, perché hanno dimostrato una forte resilienza e capacità di azione-reazione. Fiducia, ottimismo ed entusiasmo sono per antonomasia tutti elementi caratterizzanti di una startup e proprio grazie a queste peculiarità hanno avuto gli strumenti idonei a fronteggiare la “particolarità” del momento. Molte infatti avevano già sperimentato una modalità di lavoro tutta nuova: lo smart working, comprendendo sin da subito i benefici in termini di produttività, benessere dei dipendenti e ottimizzazione del tempo e del lavoro. È emerso infatti che ben il 62% delle realtà coinvolte nell’indagine ha lavorato in smart working senza compromettere la produttività e il 67,5% non ha sostenuto alcun investimento per agevolare lo smart working, anche perché molte si erano già dotate degli strumenti per operare in tal senso (fonte “L’impatto dell’emergenza Covid-19 sulle startup”).
È evidente quindi che innovazione – tanto in termini di prodotto quanto di processi – e soprattutto attenzione all’evoluzione della tecnologia, del digitale e anche della sostenibilità sono i fattori che più stanno contribuendo al rafforzamento del settore startup. È importante quindi agevolare la crescita e l’affermazione di queste “piccole” realtà che possono realmente migliore l’ecosistema economico-sociale, anche attraverso l’intervento delle istituzioni che ne agevolino l’operatività. Stando alla classifica di Startup Ecosystem Rankings 2020, l’Italia è 15ma in Europa per il suo ecosistema delle startup, per cui è fondamentale ridurre il divario esistente.
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